domenica 29 aprile 2012

Vittorio Emanuele ai Giardini Margherita


La statua equestre di Vittorio Emanuele II accoglie i visitatori all'ingresso dei Giardini Margherita di Bologna. E' un capolavoro dimenticato dello scultore Giulio Monteverde, posto in piazza Maggiore nel 1888, a dieci anni dalla morte del re. In groppa a un vigoroso e possente cavallo siede un quieto signore borghese che si avvia alla vecchiaia. Ostenta baffoni e pizzo impomatati ed è gravato da una lieve pinguedine. L'uniforme da campo è la stessa delle guerre di Indipendenza, ma il giovane re di Sardegna ha messo su pancia e la giacca è un po' tesa sui bottoni.

Come un pirandelliano Enrico IV, egli non si avvede dell'inganno che la corte di politici, affaristi e alti ufficiali dell'esercito mette in scena a suo danno ogni giorno. La breve estate del Regno di Italia è già volta alla fine e alla potenza romantica e risorgimentale del cavallo si contrappone la mestizia del cavaliere che, con lo sguardo celato dalla visiera del berretto militare, assiste dall'oltretomba all'inettitudine del figlio Umberto. L'arroganza e la brutalità dei soldati, la crisi economica e l'esplosione delle tensioni sociali, gli scandali dei finanzieri dominano la fine del secolo e annunciano l'agonia dei Savoia, destinata purtroppo a protrarsi fin quasi alla metà del secolo successivo.
Simbolo di una monarchia complice di Mussolini, non poteva più restare dopo il 25 aprile 1945 in quella piazza Maggiore, cui i bolognesi consegnavano la memoria della resistenza, e fu quindi trasferito nei giardini Margherita. Questo è il luogo dove naufragano i simboli che la monarchia ha disseminato in Italia. Nel parco che nessuno a Bologna chiama Regina Margherita, ma che ha invece il nome di un fiore plebeo, la statua di Giulio Monteverde non è nulla più che un elemento di decorazione tra gli alberi e i viali.

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